Chiamami Ancora Amore, un inno all’amore universale

Prima di iniziare la trattazione del brano odierno, il lettore mi conceda una breve spiegazione del perché ho scelto di analizzare questo pezzo. “Chiamami ancora amore” è una canzone alla quale sono profondamente legato, in un periodo turbolento della mia vita, quando mi sentivo particolarmente abbattuto e sconsolato l’ascolto di quest’opera riusciva a mettermi di buon umore ed è per questo motivo che ho deciso di omaggiarla commentandola nei limiti della mia conoscenza e delle mie capacità. Ho avuto la possibilità di incontrare Roberto Vecchioni nel Dicembre di tre anni fa in occasione dell’uscita del suo ultimo album “L’infinito” e di ringraziarlo personalmente per la sua musica ed in particolare per questa canzone. Fu per me molto toccante poter vedere i suoi occhi lucidi, forse non si aspettava di ritrovarsi di fronte quel giorno un ragazzo di 21 anni, lui che coi giovani ha lavorato per anni nelle scuole e nelle università. Mi colpì anche la sua risposta: “Sono io che devo ringraziare te”. Terminata l’introduzione condita da aneddoti della mia vita, è il momento di cominciare a parlare nel dettaglio del brano!

Le edizioni del festival di Sanremo dall’anno 2009 al 2015 furono vinte da giovani artisti i quali avevano partecipato di recente a qualche talent show televisivo. Nel 2011 vi fu però un’eccezione, a imporsi fu un cantante che di giovane non possedeva nemmeno il cognome, un personaggio emerso negli anni Settanta, periodo nel quale in Italia spopolava la figura del cantautore. Il percorso che nominò Roberto Vecchioni vincitore della sessantunesima edizione del festival fu un vero e proprio trionfo: il professore guidò le classifiche dei voti provenienti dal televoto, dalla giuria demoscopica e dall’orchestra al termine di ogni serata ad eccezione di quella dedicata alle cover vinta da Al Bano.

Vecchioni descrisse il brano e la sua genesi nella maniera seguente:

“…mi è arrivato un tipo di brano che io classifico tra quelli all’italiana: grande sentimento, grande forza di inciso che dovrebbe prendere le emozioni di tutti e sotto un messaggio che sia trasversale, ma di valori. Non parlerò di me, o solo larvatamente. È una canzone molto attuale che parla di cose di oggi, di situazioni di oggi e soprattutto di speranza. Questo sì. Speranza“.

Differentemente da quanto accaduto per molti brani del suo repertorio, Vecchioni sceglie di staccarsi dal racconto autobiografico per rivolgersi ad un ampio pubblico che comprenda più persone possibili. A questo fine sceglie di costruire, con successo, un testo sgrammaticato e vicino al linguaggio parlato; si noti a tal scopo l’abuso del pronome “che”.

“Chiamami ancora amore” si apre con alcune situazioni drammatiche della realtà attuale; Vecchioni affronta diverse tematiche tra le quali: i bambini che nella speranza di un futuro migliore attraversano le acque del Mediterraneo dove ad attenderli ci sarà la morte, gli operai che restano senza un lavoro (nel 2011 chiuse lo stabilimento FIAT a Termini Imerese, evento che ottenne un notevole riscontro mediatico) e i poeti (Vecchioni si riferisce in particolare a Pablo Neruda) che vengono messi a tacere da qualche regime dittatoriale. Protagonisti di questo periodo troviamo il “bastardo che sta sempre al sole”, simbolo di quei personaggi che agiscono nell’ombra lasciando che altri si prendano le colpe in modo che la loro immagine resti immacolata, e il “vigliacco che nasconde il cuore”, un individuo eccessivamente razionale, intento ad ottenere una determinata posizione sociale ed economica e concentrato esclusivamente sui propri interessi personali. Contrapposti a questa negatività troviamo i ragazzi e le ragazze che al fine di difendere i propri ideali scendono in piazza a gridare contro chi tenta di uccidere il nostro pensiero e le nostre idee (quest’ultime verranno riprese più avanti all’interno della canzone).

Di fronte a queste sciagure, di fronte ai signori del dolore che gettano al vento la nostra memoria, Vecchioni indica la sua personale soluzione per non soccombere: amarsi. È attraverso l’amore che l’umanità può resistere e farsi forza, è il sentimento che ci distingue dal vigliacco e dal bastardo, è la nostra dignità in quanto ogni individuo ha diritto ad amare ed essere amato. Il professore sprona l’ascoltatore, ed anche se stesso, a combattere difendendo questa umanità anche restasse un solo uomo. L’invito è quello di continuare a vivere tra il sacro silenzio della nostra interiorità e il frastuono del mondo intorno, rappresentato dall’immagine del tuono, che tenta di soffocarci ed annullarci.

Chiamami ancora amore

Chiamami sempre amore

In questo disperato sogno

Tra il silenzio e il tuono

Difendi questa umanità

Anche restasse un solo uomo

Nella seconda parte del brano Vecchioni accosta le idee alle stelle e alle farfalle, immagini tipicamente associate alla bellezza, a sottolineare quanto queste siano qualcosa di meraviglioso per il cantante. Le idee sono in grado di resistere ai temporali più forti, ai soprusi che ci verranno inferti ed all’interno della canzone acquisiscono anche un ruolo salvifico. Quest’ultime vengono infatti paragonate alla voce di una madre la quale, nell’istante in cui ci si sente abbandonati da tutti al punto di essersi dimenticati anche di lei, giunge a consolarci e portarci consigli.

Perché le idee sono come farfalle

Che non puoi togliergli le ali

Perché le idee sono come le stelle

Che non le spengono i temporali

Perché le idee sono voci di madre

Che credevano di avere perso

E sono come il sorriso di dio

In questo sputo di universo

Vorrei infine sottolineare al lettore l’ultima frase del brano la quale riassume il messaggio della canzone. Vecchioni chiede all’interlocutore di chiamarlo ancora una volta e per sempre amore perché noi umani siamo fatti e viviamo di amore.

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